Quando parlo di identità di poeta mi riferisco al fatto che esistono canoni di riferimento, anche se superati o abbandonati, che permettono di valutare se si è o no poeti. Questo senza considerare se si è buoni o cattivi poeti.
Se si è versificatori o artisti, ma uno che scrive in versi/prose poetiche è chiamato poeta, uno che dipinge è chiamato pittore, e così di seguito.
Tutt'al più si può parlare di dilettantismo, di naivité.
Non esiste -o meglio non dovrebbe esistere- un canone, una norma per distinguere una buona femminista da una cattiva femminista, mancando qualsiasi elemento terzo rispetto al quale confrontare idee, comportamenti, intenzioni, atteggiamenti.
Una scrittura a quattro zampe. Il blog ci nomina con una delle identità che orientano le nostre scelte di vita e di pensiero, sono quelle che meglio, e da più lungo tempo, ci rappresentano sia nel nostro nucleo affettivo di figli, nuore, nipoti e amic*, sia all’esterno. Sono anche le due dimensioni che ci vedono con maggiore continuità impegnat* nella ricerca e nello studio, nonché le dimensioni che fanno scattare tra noi a volte solidarietà e complicità a volte litigi più o meno interminabili.
Il presente porta visibilmente con sé, nei nostri corpi, tutta la nostra storia, pretende un'attenzione che ci lega oltre il privato, oltre l'individualità, oltre l'identità, senza le quali tuttavia la vita non avrebbe senso per il futuro, non ne avrebbe avuto mai nel passato.
Adriana Perrotta, Paolo Rabissi
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