Se paliamo di mito identitario noto un'asimmetria tra noi due: l'identità di poeta è incontrovertibile, possono esserci buoni o cattivi poeti, dilettanti, naifs, o seri e impegnati, ma sempre di poeti si tratta.
Non è la stessa cosa per l'identità di femminista: possono esistere le buone o le cattive femministe?
E' maldestro il tentativo di assegnare meriti o demeriti a pratiche politiche e a teorie che divergono tra loro.
Non può esistere un modello di "perfetta femminista" secondo codici di comportamento e di pensiero definiti da qualcuna, e considerati universali, eppure quanti ragionamenti prescrittivi si colgono nelle parole di molte donne, e perfino di qualche uomo "maestro" per essenza.
D'altra parte avallare tutti i comportamenti come legittimati da una scelta soggettiva rischia di mettere in ombra la questione della coscienza di..... (mi mancano le' espressioni adeguate, perché "di genere", "di sesso" non mi sembrano esaurienti) e quindi mi sembra annulli ogni possibilità di analisi.
Una scrittura a quattro zampe. Il blog ci nomina con una delle identità che orientano le nostre scelte di vita e di pensiero, sono quelle che meglio, e da più lungo tempo, ci rappresentano sia nel nostro nucleo affettivo di figli, nuore, nipoti e amic*, sia all’esterno. Sono anche le due dimensioni che ci vedono con maggiore continuità impegnat* nella ricerca e nello studio, nonché le dimensioni che fanno scattare tra noi a volte solidarietà e complicità a volte litigi più o meno interminabili.
Il presente porta visibilmente con sé, nei nostri corpi, tutta la nostra storia, pretende un'attenzione che ci lega oltre il privato, oltre l'individualità, oltre l'identità, senza le quali tuttavia la vita non avrebbe senso per il futuro, non ne avrebbe avuto mai nel passato.
Adriana Perrotta, Paolo Rabissi
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