Il presente porta visibilmente con sé, nei nostri corpi, tutta la nostra storia, pretende un'attenzione che ci lega oltre il privato, oltre l'individualità, oltre l'identità, senza le quali tuttavia la vita non avrebbe senso per il futuro, non ne avrebbe avuto mai nel passato.
Adriana Perrotta, Paolo Rabissi

giovedì 4 aprile 2013

Qualche giorno fa c'è stata la sciagurata scelta di Napolitano di escludere donne dal - comunque screditato- gruppo di saggi, scelta che illumina sul maschilismo esistente, anche in uomini non dichiaratamente misogini; maschilismo fondato sulla cultura patriarcale, che assegna funzioni e sfere di attività  differenti per uomini e donne. Cultura della quale sono imbevute anche le religioni che conosciamo, basti pensare alle recenti dichiarazioni di papa Francesco, presentate come riconoscimento del "valore femminile", valore mai negato dalla chiesa nei confronti delle donne che si attengono ai compiti loro assegnati, di sostegno, assistenza, testimonianza, cura degli uomini, in una prospettiva di complementarietà.

Di fronte alle sdegno sollevato dall'iniziativa del Quirinale, si è sentita qualche voce di donna che ha invitato a fare come Lisistrata,  l'eroina di Aristofane, passata alla storia letteraria, e non solo, come  la donna che si è ribellata alla subordinazione delle donne. Ma Lisistrata è una figura che  non esce dall'identità femminile tradizionale, appartiene a una dimensione emancipazionista più che  femminista.

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