Il presente porta visibilmente con sé, nei nostri corpi, tutta la nostra storia, pretende un'attenzione che ci lega oltre il privato, oltre l'individualità, oltre l'identità, senza le quali tuttavia la vita non avrebbe senso per il futuro, non ne avrebbe avuto mai nel passato.
Adriana Perrotta, Paolo Rabissi

mercoledì 4 giugno 2014

Libere dai dolori del parto, libere/i dalla fatica di guadagnarsi il pane.


Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli...il tuo istinto ti spingerà verso il tuo uomo, ma egli ti dominerà!'.[...] Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,  finché non ritornerai alla terra"



Così circa due o tre
 " mila anni fa uomini dell'area mediterranea (non so se ci siano state donne tra le redattrici dei libri dei quali si compone la Bibbia), in prevalenza agricoltori e pastori, diedero senso al loro travaglio di vivere, immaginando la condanna divina causata dalla disubbidienza dei progenitori.


Indipendentemente dal fatto di credere o meno nelle religioni che riconoscono alla Bibbia la funzione  fondante, indipendentemente dai successivi apporti delle popolazioni che hanno abitato e arricchito culturalmente il mediterraneo e l'occidente, le immagini per le donne dei dolori del parto e della subordinazione all'uomo, e per gli uomini della fatica di  procurare i mezzi di sussistenza, con le conseguenti funzioni di protezione e difesa, ci hanno accompagnato fin dalla nascita.

In fondo il progresso tecnologico mondiale può essere letto anche come tentativo di alleviare la fatica del produrre, è stata trascurata invece la sofferenza del partorire, è recente la pubblicizzazione delle tecniche per il parto indolore, ancora osteggiato in certi ambienti.

Le tecnologie della produzione, agricola e industriale, sono state sempre presentate alle masse come vittorie sulla fatica, sugli ostacoli naturali, sui mali che affliggono l'umanità, celando a parole gli interessi di arricchimento personale e di comando su persone, cose e animali. 

L'automazione delle fabbriche è realtà dalla seconda metà del secolo scorso, non ha comportato l'eliminazione dello sfruttamento, anzi ha dislocato nel mondo i vari carichi di  lavoro, ha spostato i rischi maggiori nelle zone del pianeta impoverite, quindi più ricattabili.
Una ditta americana ha in prova dei droni per consegnare sempre più velocemente le merci ordinate; accanto a questa notizia è riportata una ricerca inglese che  prevede entro vent'anni la sparizione di lavori dequalificati, quali contabile, magazziniere,  addetto ai call center e dattilografe, tutte figure professionali che saranno sostituite da automi..


Oggi ci troviamo nel nostro mondo occidentale di fronte a una quantità di tempo lavoro liberato, si potrebbe  pensare di sostituire i mestieri e le professioni rese obsolete dall'impiego della tecnologia con altre attività, considerate a tutti gli effetti lavori, di attenzione e presa in carico delle persone, della loro vita, degli ambienti nei quali viviamo, e via via allargando sempre più il cerchio, alle zone vicine e progressivamente alle zone più lontane.
Ognuno/a impiegherebbe energie, creatività, impegno nelle attività più congeniali, così come finora è stato auspicabile  per le vecchie professioni.
Qualche cosa c'è già, penso ai GAS, alle banche del tempo, ai vari livelli di volontariato, che dovrebbero però essere considerate lavoro a tutti gli effetti, e non solo manifestazioni di altruismo e generosità individuali.


Sembra fantascienza, o velleitarismo, in un sistema ancora basato sull'accumulazione di ricchezze e sullo sfruttamento di persone, animali, risorse naturali, da parte di "pochi" privilegiati a livello mondiale, ma ben altri cambiamenti si sono avuti nel corso della storia, chissà, forse oggi siamo più vicini di quanto pensiamo.
Bisogna cominciare a raffigurarsi i modi, a organizzarsi almeno mentalmente in questo senso.