...hai ragione a dire che è presto per dire la fine del patriarcato. Però è cominciata da tempo. Per noi Occidentali dal giorno in cui Agamennone sacrificò Ifigenia e Clitennestra uccise Agamennone e Oreste uccise Clitennestra e poi lui ne fu perseguitato dalle erinni... Ma l'agonia sarà ancora lunga. Del resto quanto tempo gli ci volle per diventare la nostra cultura? Diecimila anni, ventimila, centomila?
Le cicogne di Micene
(lettera in ricordo all'amica di viaggio).
Non era l'alba dei sogni né il tramonto delle
idee
quel nostro varcare la porta dei leoni
incastonati nelle pietre di Micene,
aprivano per noi un varco nel tempo,
e a tetti e pareti mancanti
ci accolse odore di fieno e di morte
come se gocce di sangue, ferite aperte,
scintillassero ancora tra basamenti intatti.
Il sentiero ci conduceva a voci sopite,
io a lei tu a lui la mano, per quei tremila
anni
come un battito di ciglia, la tracotanza di
Agamennone,
il rancore di Clitennestra.
Dicevamo di quegli scenari consueti,
di maschi guerrieri inventori di ruoli e
tradizioni
per la propria egemonia di vendicatrici private
mai libere a mimarne gesta e pensieri,
come fosse un destino più forte persino degli
dei
che hanno abitato alberi, statue e ginestre
di questo paese.
No, nessun destino.
E' volere arcaico, ordine patriarcale,
che intreccia passioni e divino,
che ci vorrebbe eredi per sempre di maschere
d'oro,
tombe ciclopiche, armature ammaccate.
Ci teniamo noi a passioni pazienti
di lumi e non di incendi. La tua mano a lui la
mia a lei
voltiamo le spalle a Micene, abbiamo un patto
nuovo
alla fine del sentiero, dividere tra
tutt*
il tempo di cura dell'aria, dell'acqua, della
terra.
Finché il pianeta
ci tenga.
Per ora contentiamoci di un the in questo bar
fuori mano. Le cicogne su quel palo hanno
l'aria
di mandare segnali. L'una si stacca in volo e
torna,
l'altra l'accoglie col battito sonoro del
becco, un applauso.
Ci chiediamo chi sia il maschio e chi la
femmina.
Le abbiamo lasciate al loro destino.
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