Il presente porta visibilmente con sé, nei nostri corpi, tutta la nostra storia, pretende un'attenzione che ci lega oltre il privato, oltre l'individualità, oltre l'identità, senza le quali tuttavia la vita non avrebbe senso per il futuro, non ne avrebbe avuto mai nel passato.
Adriana Perrotta, Paolo Rabissi

sabato 11 gennaio 2014

Conflitto tra i sessi

CONFLITTO TRA I SESSI

(gennaio 11, 2014 · by femminismoinstrada)


Da quando si sono affermate in Italia le pratiche, le analisi e le teorizzazioni dei vari movimenti delle donne a partire dalla fine degli anni Sessanta, la stampa del sistema si è ingegnata per contrastarle ricorrendo ora all’esplicita derisione, ora all’ironia, spesso alla minimizzazione, travisando idee e concetti, più o meno consapevolmente.
Un’espressione molto in voga nei giornali è guerra dei sessi, considerata a seconda dei casi finita, passata di moda, o ancora attuale.
L’espressione non è mai stata usata nei documenti e nelle parole delle donne che hanno fatto riferimento al femminismo, perché impropria e fuorviante.
Una guerra presuppone sempre un vincitore e un vinto secondo lo schema mors tua vita mea, lo sconfitto può essere ammazzato, annichilito, reso succube, a seconda della volontà del vincitore.
Niente di tutto questo nel patrimonio di idee e consapevolezze femministe, la parola chiave è stata ed è conflitto, che invece si risolve insieme, con mediazioni e accordi che salvaguardano entrambi i soggetti. Certo, la strada della negoziazione in presenza di conflitti è lunga e faticosa, cosparsa di inciampi e ostacoli, costituiti soprattutto da schiavitù interiorizzate, difficili da riconoscere, più potenti dei vincoli esterni, che comunque esistono. Presuppone la volontà di rispetto reciproco, senza violenze materiali e simboliche e senza forzature.
Guerra dei sessi fa tabula rasa di tutto il percorso, riconducendo la questione del conflitto alla solita logica di sopraffazione, agita o subita.
Indica la mentalità di uomini e di donne incapaci di uscire dalla dimensione dei ruoli codificati nel patriarcato, indica la paura che i ruoli vengano semplicemente invertiti, non eliminati.